sabato 26 dicembre 2009
Compiti per le vacanze...
Pubblico i compiti che vi ho assegnato per le vacanze... Buon lavoro!!
Ricordo che le pagelline verranno consegnate giovedì 7 gennaio dalle ore 15.30 alle ore 18.30 e che tutti i docenti riceveranno i genitori.
Per venerdì 8 gennaio
GRAMMATICA: fare l'analisi grammaticale di TUTTI i nomi contenuti nel brano dell'esercizio 29 di pg. 93 (e non solo di quelli sottolineati come dice la consegna). L'esercizio deve essere fatto sul QUADERNO. La sequenza da seguire è la seguente: indicare il significato del nome (proprio, comune, indviduale, collettivo), genere (maschile o femminile), numero (singolare o plurale) struttura (primitivo, derivato, alterato, composto)
Es: CASETTA: n. comune di cosa, ind., femm., sing, alterato diminutivo di CASA.
STORIA: ripassare l'unità 1 (fine di un impero) da pg. 37 a pg. 50
Per sabato 9 gennaio
ANTOLOGIA: leggere BENE tutte le favole da pg. 144 a pg. 158.
GEOGRAFIA: studiare da pg. 40 a pg. 43 e rispondere sul quaderno alle domande di pg. 43. Studiare da pg. 12 a pg. 15 dell'atlante.
martedì 22 dicembre 2009
Letterina a Babbo Natale
LETTERINA DI NATALE
Carissimo Babbo Natale,
siamo gli alunni della IB della scuola media Europa di Zero Branco e ti scriviamo questa letterina per darti qualche consiglio a proposito dei doni che dovrai distribuire tra pochissimi giorni.
Siccome siamo ragazzini molto fortunati e le nostre case sono ricolme di tante cose, vorremmo farti quest’anno delle richieste speciali.
GIULIA: vorrei donare un sorriso a tutti i bambini che in questo momento stanno soffrendo.
MATTIA: vorrei che tutte le persone che non hanno una casa potessero trovare qualcuno disposto ad ospitarle.
DAVIDE C.: vorrei che nel mondo ci fossero più pace, amore, bontà e felicità.
LUMNI: vorrei che tutti i bambini fossero felici.
SARA: vorrei che i poveri non fossero più poveri.
DAVIDE G.: vorrei che non ci fosse più il razzismo tra i popoli.
MARTINA: vorrei che tutti i bambini del mondo avessero cibo a sufficienza e una famiglia con cui passare il Natale.
MARCO: vorrei che tutte le persone che si amano fossero felici per sempre.
GIULIANO: vorrei che i bambini poveri e le loro famiglie avessero vestiti per coprirsi dal freddo dell’inverno.
NICOLE: vorrei che non ci fosse più la guerra nel mondo perché la guerra porta distruzione e sofferenza.
KADRI: vorrei che questo mondo fosse migliore.
RICCARDO: vorrei togliere dalle mani dei bambini le armi che purtroppo sono costretti ad usare in molti paesi della Terra .
GIADA: vorrei che le famiglie che stanno passando dei brutti momenti potessero essere serene in questi giorni.
Caro Babbo Natale, a questo punto ti diamo delle "dritte" per i nostri compagni di classe...
A Nicole potresti portare un peluche a forma di diavoletto perché abbiamo scoperto che è un’acqua cheta.
A Lumni potresti portare delle caramelle per addolcirlo, visto che a volte è un po’ “aspro”.
A Giuliano una bella batteria così si sfoga a casa e non ci stressa a scuola e una casa nuova.
A Mattia dei mulinelli nuovi per la canna da pesca e una dieta efficace per arrivare presto a 40 chili.
A Marco porta un nuovo cagnolino perché non ce l’ha più, un silenziatore per quando si soffia il naso e un cestino dell’umido tutto suo per i fazzoletti.
A Davide G. porta un’enciclopedia e un vocabolario nuovi (perché deve aggiornarsi), un pollaio nuovo, una BELLA MUSERUOLA per farlo stare finalmente zitto (soprattutto durante la mensa e la ricreazione), un puzzle “impossibile”, un bel libro con gli insegnamenti per non piangere per niente e una flebo per le ore di arte.
A Sara regala uno “scongelatore” così si scioglie un po’ e un megafono così la sentiamo quando parla.
A Davide C. una canna da pesca nuova (perché le sue sono vecchie), un laghetto artificiale, un computer con la connessione a internet così può partecipare al blog e un po' di memoria, così si ricorda quello che deve dire quando alza la mano.
A Riccardo un bilico di pane e Nutella, una batteria doppia gran cassa Pearl, meno “sprotaggine” con le ragazze.
A Kadri un libro per non cacciarsi nei guai, un paio d’ali per volare invece di cadere dagli alberi e un’armatura che lo protegga dagli assalti di Checchin.
A Giada una “pastiglia” per il coraggio e un computer con la connessione a internet per scrivere nel blog.
A Giulia un casco da astronauta così anche se parla nessuno la sente e dei fogli ad anelli rinforzati perché non ce li ha mai.
A Martina un’arca di Noè per ospitare tutti gli animali che le piacciono e un corso di amicizia perchè tende a stare sempre con le sue amiche del cuore.
Ad Alice un paio di scarpe morbide così quando si arrabbia e tira calci sugli stinchi fa meno male e qualche brutto voto perché sta diventando un po’ noiosa con i suoi 9 e 10.
A Maurizio un manuale per l’ordine e uno sgabellino per arrivare a scrivere alla lavagna.
A Ilenia qualche difetto perché è troppo “perfettina”.
A Eleonora dei calmanti perché è un po’ troppo agitata e qualche sorriso in più.
A Irene qualche nuova amicizia perché sarebbe ora di allargarsi.
A Ivan la possibilità di disegnare un fumetto perché è veramente bravo e creativo.
A Maria Maddalena un bel block notes per fare i disegni e un carattere più femminile.
Alla prof. Ferrarese dei tappi per le orecchie per non sentire Gasparin che racconta le sue storie, un camion carico di pazienza per sopportarci, una macchina 4 x 4, una bacchetta magica per farci diventare più bravi e, alla fine dell’anno, un bel viaggio ai Caraibi per rilassarsi.
Grazie e arrivederci al prossimo anno!!!
BUONE FESTE!!
sabato 19 dicembre 2009
FAVOLE DI NATALE
Mentre VOI ve ne stavate a casa tranquilli a fare a palle di neve, NOI a scuola abbiamo lavorato, eccome!! Qui di seguito trovate tre favole scritte a quattro e a sei mani dai superstiti di questo sabato pre-vacanze di Natale. Siccome sono proprio carine, meritano di essere pubblicate nel nostro blog!!
IL VECCHIO GIULIANO (Marco&Ivan)
La mattina della vigilia di Natale, un vecchietto uscì di casa per tagliare un pino. Raggiunta la pineta, tagliò un alberello e si avviò verso casa. L’anziano sveltì il passo perché era molto freddo e cominciava a nevicare. Giuliano, questo era il suo nome, arrivò alla sua abitazione e vide un lupo infreddolito che bussava alla porta di casa sua supplicando: “Vi prego, fatemi entrare al calduccio, portatemi dentro altrimenti morirò congelato!” Il vecchio, vedendolo così sofferente, lo portò in casa con sé. Dopo un po’ il lupo cominciò a sentirsi meglio e decise di aiutare il vecchio Giuliano ad addobbare l’albero di Natale. Il giorno dopo era Natale e i parenti di Giuliano vennero a trovarlo per il pranzo. Affacciandosi alla finestra della cucina videro il lupo ai fornelli. Spaventati, scapparono via a gambe levate e urlando a squarciagola sotto la neve! Il vecchio li rincorse per rassicurarli dicendo: “ Non abbiate paura, è un lupo innocuo, non vi farà niente!”. Ma fu tutto inutile… Tornato a casa, dopo pranzo, il lupo e Giuliano si misero a giocare a briscola e il vecchio commentava così quello che era accaduto: “Che sciocchi sono stati i miei parenti! Il pranzo era proprio squisito e la compagnia di questo bestione non è poi così male! E’ proprio vero: non bisogna giudicare gli altri dall’aspetto esteriore!!”
UN REGALO SPECIALE (Martina&Alice)
Un giorno un topo incontrò una giraffa nel deposito di un supermercato. Entrambi erano lì per comprare gli addobbi di Natale. Quando la giraffa vide il topo, scappò spaventata e disgustata. Il topolino si chiese perché la giraffa avesse avuto quella reazione, visto che lei era grande e possente, mentre lui era così piccolo e indifeso. Ad un certo punto la giraffa si rese conto che la sua paura era proprio sciocca. I due divennero amici inseparabili, si aiutarono nelle difficoltà e, anche se erano così diversi, si volevano bene come se fossero fratello e sorella. La giraffa e il topo considerarono questa amicizia come il regalo di Natale più bello che avessero mai ricevuto, perché non c’è cosa più bella che trovare un VERO amico! La morale di questa favola è: chi trova un amico, anche se molto diverso, trova un tesoro!!
EVVIVA IL NATALE!! (Mattia&Giuliano&Davide G.)
In mezzo ad un bosco c’era una casetta e al suo interno si trovava un vecchietto che girava la polenta. Nelle vicinanze si aggiravano un tacchino e un lupo in cerca di cibo. Quando si incontrarono, il tacchino disse al lupo: “Non mangiarmi, perché ho sentito odore di polenta calda! Potremmo mangiarla assieme…” Allora, avvicinandosi alla casa, videro il vecchio che stava mescolando la polenta e si chiesero come fare per rubarla. Ad un certo punto arrivò un agnellino e disse ai due animali affamati: “State attenti a non farvi scoprire, perché il vecchio tramuterà il tacchino in arrosto, il lupo in un tappeto peloso e me in un pullover!” Ma i tre non si scoraggiarono: durante la notte si intrufolarono in casa del vecchio e il lupo sussurrò ai due complici: “L’agnellino prenderà la polenta, mentre noi ci terremo pronti se il vecchio per caso dovesse svegliarsi.” Il batuffolino bianco prese la pentola, però cadde per terra svegliando così il vecchiaccio che, dopo aver acceso la luce e imbracciato l’archibugio che teneva nascosto sotto al letto, gridò: “Voaltri, cossa si drio far? Ve copo!!”. Pronti all’attacco, il tacchino si gonfiò, prese la rincorsa e cominciò a beccare le gambe del vecchio, mentre il lupo diede un bel morso al suo fondoschiena. Il nonno lasciò cadere l’arma e scappò a gambe levate. I tre dissero: “Finalmente anche noi festeggeremo il Natale”.
La morale di questa favola è: chi non si arrende, ottiene ottimi risultati!
martedì 15 dicembre 2009
Stessa favola, morale diversa
Ci sono delle favole che, pur narrando la stessa vicenda, si concludono con una morale diversa. Si tratta di favole molto antiche che, nel tempo, sono state diversamente riscritte e interpretate dagli scrittori, trovando una nuova morale. Qui trovate due favole "classiche" di Fedro ("La volpe e l'uva" e "La rana e il bue") riscritte da Gianni Rodari. Quali sono le differenze tra la morale di Fedro e quella di Rodari? Vi piace di più la morale di Fedro o quella di Rodari?
LA VOLPE e L'UVA - Fedro
Un giorno una volpe affamata passò accanto a una vigna e vide alcuni bellissimi grappoli d'uva che pendevano da un pergolato.
- Bella quell'uva! - esclamò la volpe e spiccò un balzo per cercare di afferrarla, ma non riuscì a raggiungerla, perchè era troppo alta. Saltò ancora e poi ancora e più saltava più le veniva fame.
Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla disse: - Quell'uva non è ancora matura e acerba non mi piace! - E si allontanò dignitosa, ma con la rabbia nel cuore.
La favola è scritta per coloro che disprezzano a parole ciò che non possono avere.
ALLA VOLPE - Rodari
Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.
LA RANA GONFIATA E IL BUE - Fedro
Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande. Quelli risposero: - Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.
IL BUE E LA RANA - Rodari
Una rana voleva diventare
grossa come il bue.
Si comincia a gonfiare,
a gonfiare...
Il bue si spaventa
ha paura che scoppi.
E allora diventa
lui
piccolo piccolo
per farla contenta.
LA VOLPE e L'UVA - Fedro
Un giorno una volpe affamata passò accanto a una vigna e vide alcuni bellissimi grappoli d'uva che pendevano da un pergolato.
- Bella quell'uva! - esclamò la volpe e spiccò un balzo per cercare di afferrarla, ma non riuscì a raggiungerla, perchè era troppo alta. Saltò ancora e poi ancora e più saltava più le veniva fame.
Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla disse: - Quell'uva non è ancora matura e acerba non mi piace! - E si allontanò dignitosa, ma con la rabbia nel cuore.
La favola è scritta per coloro che disprezzano a parole ciò che non possono avere.
ALLA VOLPE - Rodari
Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.
LA RANA GONFIATA E IL BUE - Fedro
Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande. Quelli risposero: - Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.
IL BUE E LA RANA - Rodari
Una rana voleva diventare
grossa come il bue.
Si comincia a gonfiare,
a gonfiare...
Il bue si spaventa
ha paura che scoppi.
E allora diventa
lui
piccolo piccolo
per farla contenta.
martedì 8 dicembre 2009
REGISTRO LINGUISTICO
Ricordo perfettamente quel giorno perché a scuola ho fatto una colossale figura di ci-a-ci-ci-a (per la cronaca: odio il suono delle parolacce e se proprio devo dirle preferisco fare lo spelling all'inglese). Certo, figuracce ne ho fatte tante in vita mia, ma quella ha battuto davvero ogni record. Mi vergogno perfino a raccontarla e forse farei meglio a tenerla per me… Ma nel frattempo sono sicuro che gira già su Internet (potenza dei pettegolezzi scolastici) e quindi posso anche sputare il rospo.
Ora di matematica: il Manetti cincischia alla lavagna e si blocca sul massimo comun divisore. La prof lo rimanda a posto e chiama me a finire l'espressione. Ci vado un po' tremante, anche se so il fatto mio. La lavagna mi mette sempre soggezione, mi prende strizza quando devo fare qualcosa davanti a tanta gente. Oltrepassando il banco di Samantha, le lancio un'occhiata di sbieco. La intravedo impassibile attorcigliarsi all'indice uno dei suoi boccoli biondi. I suoi occhi sono azzurri e glaciali, però (cavolo!) bellissimi. Li punta su di me mentre sto afferrando il gessetto con falsa nonchalance. E' inevitabile: il gessetto mi cade per terra e io (che altro devo fare?) mi chino a raccoglierlo. Poi mi rialzo di scatto e sento uno strap. Dopo lo strap sento una risata gigantesca, megagalattica, sganasciante. Finalmente anche Samantha sorride, o meglio, ride a bocca spalancata. Credo che questo sia stato il mio primo pensiero dopo la catastrofe. Il secondo è stato che avevo freddo alle ginocchia e il terzo che i pantaloni della tuta erano per terra e io ero in mutande rosa a rombi rossi davanti a tutta la classe. C'è stato anche un quarto pensiero di terrore puro, quando mi sono ricordato che gli slip avevano pure un buchetto sul di dietro. Non so che avrei fatto se la prof, ridacchiando pure lei, non mi avesse tirato su i pantaloni con gesto fulmineo sistemandoli con uno spillo da balia provvidenziale trovato in borsa.
- Adesso piantatela, ragazzi! -, ha detto battendo la mano sulla cattedra per far smettere il baccano. - Un elastico che si allenta è cosa che può capitare a chiunque…
No, cara prof, non a chiunque. Perlomeno, non a chi porta pantaloni come si deve, comprati in negozi di sport e di marca decente. E in classe nostra io sono l'unico a portare toni comprati alle bancarelle del mercato rionale. Per la cronaca: da noi in Toscana le tute da ginnastica si chiamano toni - e i miei sono appunto da due lire. (Domenica Luciani, Tostissimo, Feltrinelli-Kids)
Eh sì, mi pare che questo brano renda bene l'idea di che cosa intendiamo per "registro informale". Molti scrittori lo usano per descrivere con efficacia i personaggi della realtà: li fanno parlare con linguaggio gergale, anche con errori, per presentarli così come sono. Possiamo imitare questi scrittori, ma solo in certe situazioni: TUTTO DIPENDE DA CHI LEGGERA' IL NOSTRO TESTO...
Se il libro vi incuriosisce (questo è l'incipit) potete leggerlo anche on line in Google.
lunedì 7 dicembre 2009
IL MERCANTE D'ACQUA
Un giovane, che gira il mondo zaino in spalla e si guadagna da vivere con piccoli lavori che gli consentono di continuare a viaggiare, si imbarca un giorno con dei pescatori di coralli e approda su un’isola semideserta. Lì decide di fermarsi. In realtà sull’isola un villaggio c’è e il giovane si trova di fronte una comunità a suo modo felice, che lo accoglie e lo integra velocemente. La vita prosegue serena fino a quando l’acqua nei pozzi comincia a scarseggiare e poi si esaurisce completamente. Nell’isola di Terra Secca – questo è il suo nome – c’è anche un padrone, Melebù, che vive in una villa al centro dell’isola circondata da bodyguard e soldati in divisa. Il suo pozzo è l’unico ancora pieno. Per ottenere l’acqua della sopravvivenza, il villaggio decide di vendere tutti i pozzi vuoti a Melebù, che ha già organizzato una stazione di rifornimento d’acqua per le navi in transito. Melebù vede nei lavoratori soltanto manodopera da sfruttare per ricavarne il massimo profitto. Alla sua morte subentra il nipote, che decide di prendere in considerazione le richieste salariali e sociali del villaggio. La vita sull’isola sembra così migliorare. Anche perché il nuovo padrone permette agli operai di diventare consumatori dei propri prodotti e crea in questo modo nuove esigenze di consumo. Fioriscono nuovi stabilimenti, la pubblicità e i primi fast food: la rincorsa ai consumi disgrega però la comunità-villaggio e i pozzi sono ormai in buona parte avvelenati dalla plastica e dai pesticidi. Un gruppo di ribelli convince allora gli abitanti a boicottare i prodotti industriali e a procurarsi da soli ciò di cui hanno bisogno. Ce la faranno. A Terra Secca ormai le sicurezze personali sono garantite dall’economia del bene comune, che riesce a garantire diritti in cambio di tempo.
Questa è la storia da cui è stato tratto il copione che rappresenteremo alla fine del nostro laboratorio di teatro.
In questo post potremo discutere dei progressi del nostro lavoro e dei temi che affronteremo.
BUON LAVORO A TUTTI!!
martedì 24 novembre 2009
Martedì pomeriggio: LE ABILITA' DI STUDIO (1)
In questi pomeriggi del martedì stiamo cercando di capire cosa bisogna fare per studiare bene e ottenere dei buoni risultati. Abbiamo visto che per avere un buon metodo di studio:
1. bisogna saper programmare bene il proprio tempo;
2. a scuola bisogna stare attenti, concentrarsi e imparare a prendere appunti mentre l'insegnante spiega, così sarà più facile studiare a casa.
Ma, a casa, cosa bisogna fare? Abbiamo visto:
- che è importante studiare in un ambiente silenzioso e funzionale;
- che prima si deve studiare e poi fare i compiti;
- che bisogna imparare a prevedere quanto ci si metterà a svolgere tutte queste attività
- che prima di andare a letto lo zaino va fatto tenendo il diario aperto per controllare di aver messo tutto l'occorrente per la mattina successiva.
Voi state imparando ad organizzarvi in questo modo? Qual è il comportamento che vi riesce più difficile da mettere in pratica? Che cosa avete scoperto sullo studio in questi primi tre mesi di scuola media? Fate qualche esempio di come vi siete organizzati per prepararvi ad una verifica o ad una interrogazione.
lunedì 16 novembre 2009
sequenze riflessive ed espressive
"Si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni familiari e il caropane.
Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assimilavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. « Basterebbe una notte di pioggia, - si disse, - e già sarebbero da cogliere». E non vedeva l’ora di mettere a parte della scoperta sua moglie e i sei figlioli". (Italo Calvino, Marcovaldo)
In queste poche righe sono contenute due esempi delle "famigerate" sequenze espressive e riflessive di cui stiamo parlando da qualche settimana.
Il brano è tratto dal racconto "Funghi in città" in cui il protagonista di questo libro, Marcovaldo, scopre dei funghi cresciuti sulla striscia dell'aiuola di una strada cittadina. È eccitato dalla sua scoperta, crede di poter ritrovare un angolo di natura anche in città, un angolo solo a lui noto. Quando è finalmente arrivato il momento di raccogliere i funghi, scopre che altre persone sono arrivate prima di lui e... Come si concluderà la vicenda?
Ecco il secondo video tratto dallo spettacolo di Carlo Presotto: le favole raccontate sono "La passeggiata di un distratto" e "Il palazzo da rompere".
Seguono i testi originali di Rodari. In teatro sono stati riprodotti esattamente? Cosa c'è di diverso?
LA PASSEGGIATA DI UN DISTRATTO
- Mamma, vado a fare una passeggiata.
- Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attraversi la strada.
- Va bene, mamma. Ciao, mamma.
- Sei sempre tanto distratto.
- Sì, mamma. Ciao, mamma.
Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.
- Ci sono tutto? Sì, - e ride da solo.
E così contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s'incanta a guardare le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.
Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:
- Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.
- Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.
Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno...
Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l'angolo perde tutto un braccio. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.
Una buona donna lo chiama: - Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!
Macché, non sente.
Pazienza, - dice la buona donna. - Glielo porterò alla sua mamma.
E va a casa della mamma di Giovanni.
- Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.
- Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire.
- Eh, si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un po' arriva un'altra brava donna.
- Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del suo Giovanni?
- Ma sì che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so più cosa fare e cosa dire.
- Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un altro po' arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.
Ma ci può essere un ragazzo più distratto del mio?
- Eh, signora, i bambini sono tutti così
Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba sola, senza più orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.
- Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?
- Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.
IL PALAZZO DA ROMPERE
Una volta a Busto Arsizio, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione. I genitori non sapevano più cosa fare e cosa dire e si rivolsero al sindaco.
- Mettiamo una multa?- propose il sindaco.
- Grazie tante,- esclamarono i genitori- e poi la paghiamo coi cocci.
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza.
Egli prese carta e matita e fece il conto dei danni che i bambini di Busto Arsizio cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel modo. Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta quattordici e trentatré.
- Con la metà di questa somma, - dimostrò il ragionier Gamberoni, - possiamo coswuire un palazzo da rompere e obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con questo sistema non guariscono piu.
La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell'inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da rompere furono spalancate.
Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l 'ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva - mai non sia! - lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini passavano di stanza in stanza come l'esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino.
I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in mezza Svizzera. Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati agli armadi grossi come incrociatori e li demolivano scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell'asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso.
Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall'ultimo piano, ma quando furono
arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena.
Ormai si erano davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio su un campo di bicchieri di cristallo, che non ne avrebbero scheggiato uno solo.
Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.
Di quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di fare quel che volevano. Allora si videro certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali magistrati, notai, consiglieri delegati armati di martello, correre a demolire una parete o a smantellare una scala, picchiando tanto di gusto che ad ogni colpo si sentivano ringiovanire. - Piuttosto che litigare con la moglie, - dicevano allegramente, - piuttosto di spaccare i portacenere e i piatti del servizio buono, regalo della zia Mirina... E giù martellate.
Al ragionier Gamberoni, in segno di gratitudine, la città di Busto Arsizio decretò una medaglia con un buco d'argento.
domenica 8 novembre 2009
Che sequenza sei?
Siccome ho la sensazione che sia ancora poco chiaro cosa si intende per sequenze riflessive ed espressive e che non abbiate ancora ben capito come si fa a passare dal panetto alla pizza, ecco due esempi tratti dal libro "Che animale sei?" di Paola Mastrocola. Il protagonista della prima sequenza, quella riflessiva (in cui si riportano i giudizi, le opinioni, le riflessioni dei personaggi e del narratore), è un lupo che non è riuscito a trattenere quella che potrebbe essere l'anatra della sua vita. Ecco i suoi pensieri in questa sequenza che potremmo intitolare "Pensieri confusi di un lupo innamorato".
Lui la guardò salire. Pensava a mille cose: chissà come le sta bene un vestitino a fiori scollato, glielo vorrei comprare io, e invece adesso lei cosa va a cercarsi un fidanzato, meglio se non lo trova, o se quel cretino annega o se lo ingoia un castoro, e cosa diavolo ci sta a fare un fidanzato tra noi due, non c'entra niente, e io adesso glielo dico, e invece no, non glielo dico perché devo andare in biblioteca a scrivere, anche se non ho proprio neanche un'idea in testa, ma poi lo so che mi viene, perché le idee vengono sempre, le persone invece alle volte se ne vanno, soprattutto le persone un po' speciali che magari hai appena incontrato e non vorresti che andassero via mai più, le legheresti al tuo braccio con un cordino, come si fa con i palloncini, ma anche i palloncini poi se ne vanno, volano via e tu rimani con il tuo stupido cordino al braccio e cosa te ne fai, guardi il palloncino che se ne va in alto e poi non lo vedi neanche più, e chissà quanti milioni di palloncini ci sono in cielo, tutti i palloncini che abbiamo perso, che idioti!, cosa stavamo facendo quando li abbiamo persi, cosa avremmo potuto fare per non perderli mai, e io adesso cosa ci vado a fare in biblioteca, posso benissimo non andarci, e allora perché ci vado, e lei sale su quel maledetto taxi...
In questa seconda sequenza, di tipo espressivo (sequenza in cui si presentano le emozioni, gli stati d'animo, le sensazioni, i sentimenti dei personaggi), l'autrice ci dice cosa prova l'anatra protagonista del libro seduta in riva al mare. Questa sequenza potremmo intitolarla "L'anatra felice".
Le era venuta una strana felicità, fatta anche di malinconia, e se ne stava a guardare il mare, l'incessante va e vieni dell'onda, quel suo continuo portarti acqua e riprendersela e riportartela. Le sembrò di capire, in un attimo, che tutto passa e niente in verità mai passa, i fidanzati, le mamme, le nuvole...
Avete capito adesso?
Ah, cosa mi fanno fare questi pomeriggi di pioggia...
mercoledì 4 novembre 2009
PROGETTO TEATRO
Cari ragazzi, tra un paio di settimane inizierà il progetto teatro che ci impegnerà per tutto l'anno scolastico e si concluderà con la rappresentazione dello spettacolo che allestiremo. Lavoreremo insieme tutti i venerdì pomeriggio alla VI e alla VII ora. La prima parte sarà dedicata al LABORATORIO REGIA e lavoreremo sul copione, la seconda parte sarà dedicata al LABORATORIO ATTREZZERIA in cui realizzerete i costumi e altre cose che ci serviranno con materiali riciclati. Ad affiancare me e la prof. Zanella ci sarà la prof. Anita Gheller, esperta di teatro, che avete conosciuto in questi giorni.
Beh, cosa ne dite? Vi piace l'idea?
Mercoledì 11 novembre
Faccio un'integrazione a questo post facendovi vedere un po' di teatro vero.
Sbirciando qui e là ho trovato questo pezzo dallo spettacolo "Favole alvideotelefono" di Carlo Presotto, attore, regista e drammaturgo che dedica gran parte del proprio lavoro alla delicata relazione tra mondo dell’infanzia e mondo adulto attraverso spettacoli di prosa e teatro musicale.
Le favole che vengono raccontate il questo spettacolo sono tratte dal celebre libro di Rodari "Favole al telefono". Dopo una breve introduzione sentirete "Il palazzo di gelato". Vi ricorda qualcosa?
Ah... chissà come sarà il mondo visto da una coppetta di gelato...
Per vedere il video cliccate sulla freccetta in basso a sinistra. Buona visione!!
domenica 1 novembre 2009
PINOCCHIO
Chi non conosce la storia di Pinocchio scritta da Collodi e pubblicata a puntate a partire dal 1881 sul "Giornale dei bambini"? In questa storia c'è un naso che si allunga, ci sono code e orecchie che si spuntano a sorpresa, ci sono furboni, cattivi, impostori, ma anche fate buone, babbi pazienti e grilli parlanti, mostri marini e monelli... E' un libro meraviglioso e avventuroso che non invecchia, che continua a esser tradotto in tutto il mondo, da cui vengono tratti film e musical, tanto che questo burattino/bambino può essere considerato simbolo dell'umanità intera.
Voi che cosa ne pensate? Vi piace questa storia?
In questi giorni la potrete vedere in TV, nel caso non la ve la ricordiate più...
lunedì 26 ottobre 2009
Mi sono perso qualcosa?
domenica 25 ottobre 2009
Ops, l'accoglienza... meglio tardi che mai!
Kadri, ora si canta, sei pronto?
Maurizio e Giulia: ugole d'oro della I B
La nostra chiave di violino!
Alice ritira l'attestato di partecipazione a nome della classe.
ù
Gioco matematico. La concentrazione è al massimo: quanto farà 2+2?
Bacio accademico per Alice, prima classificata nel gioco matematico. Brava!!
lunedì 19 ottobre 2009
Blog 1^ B: istruzioni per l'uso
Ciao ragazzi!
Da oggi è ufficialmente attivo il nostro blog di classe che funzionerà esattamente come quello d'Istituto a parte per qualche piccolo dettaglio:
1. Sono vietate le abbreviazioni... questo è un BLOG DIDATTICO!
2. Vi consiglio di non astenervi dal partecipare con i vostri commenti ai post che inserirò... tenete presente che va tutto a vostro vantaggio (= ne terrò conto in sede di valutazione).
3. Cercate di partecipare con commenti significativi, con domande intelligenti, con osservazioni interessanti, con spunti per ulteriori discussioni, ipotesi, nuove idee .... sto esagerando? pretendo troppo da ragazzi di prima media? Vedremo...
Bene, fatemi sapere al più presto cosa ne pensate, se credete che sia utile aver creato questo nuovo spazio di confronto etc. etc. etc.
Per quanto mi riguarda sono molto felice di aver realizzato questo progetto che l'anno scorso, con i ragazzi di 3^ C, mi ha dato molte soddisfazioni (e continua a darmene visto che il blog è ancora attivo).
Un benvenuto anche a tutti i ragazzi delle altre classi, a tutti gli insegnanti e, perchè no, anche a tutti i genitori che vorranno commentare i nostri post!
La prof.
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